Maelström

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Il vino scende soave a dare un senso a tutto ciò che si va dissolvendo nel nulla. Vortici purpurei di coscienza modificata, adagiata su gesti che si muovono al rallentatore incespicando ad ogni passo. Riconosco il Maelström che invitante mi attira. Non oppongo resistenza. Le mie barriere sono crollate. Nulla ha più senso nel resistere. Darò un’occhiata all’abisso. Ne respirerò l’assurda profondità in cui si persero eroi e demoni. Non so se ne potrò riemergere, ma poco importa. Tutto deve avere una fine. Meglio sia nella gloria che nell’oblio.

Pink Floyd Final Cut – The Post War Dream

Tell me true tell me why was Jesus crucified
is it for this that daddy died?
was it for you? was it me?
did I watch too much t.v.?
Is that a hint of accusation in your eyes?
if it wasn’t for the nips
being so good at building ships
the yards would still be open on the clyde
and it can’t be much fun for them
beneath the rising sun
with all their kids committing suicide
what have we done maggie what have we done
what have we done to England
should we shout should we scream
what happened to the post war dream?
oh Maggie Maggie what have we done?

Il Gran Ballo

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Fra anime ricoperte di stucco e merletti di oro zecchino, i sorrisi che scorgevo avevano sempre lo stesso splendore fasullo. Il gran ballo si ornava di bellezze di specchio in specchio, pura immagine di un riflesso.

Se potessi raccontare la storia dal mio punto di vista mi discosterei alquanto dalla moltitudine di coloro che seguirono il filo dolce e tremendo di un cuore sdolcinato. Principessa splendente o addormentata e Principe eroe o vittima ma comunque azzurro. Ebbene, ne ho conosciuti tanti di Principi nel lungo tempo che mi fu dato su questa terra, alcuni li ho serviti, altri distrutti. In nessuno mi sono riconosciuto. I più furono pusillanimi viziati cresciuti all’ombra di un Re burbero e prepotente di cui non prenderanno mai il posto.

E ancora adesso le parole rotolano fuori a volte più veloci del pensiero. Mi perdo. Non so nemmeno di che cosa sto parlando. I ricordi si accavallano intrigando il filo di un esistenza ormai troppo lunga. Fratello Destino continua a camminare e a disegnare le strade che dovrò percorrere. Si perdono nella nebbia, non ne vedo il termine. Ma so che giungerà. Giungerà improvviso, traditore e liberatorio.

Un altro viaggio

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Un altro viaggio, un altro ritorno.
Hassi Messaoud è una città di deserto. Strade rovinate, case che non distingui tra diroccate e in costruzione.
Nell’aria polvere di sabbia. La senti in bocca. Si impasta con la saliva e ti resta sotto la lingua.
Non c’è niente da fare, e se ci fosse qualcosa sarebbe più sicuro non farlo. Viviamo in base e dormiamo in hotel. E’ a 500m ma ci portano in macchina.
Il cielo è striato di nero dagli scarichi delle raffinerie. Un inquinamento che è meglio non sapere.
Lungo la strada verso l’aeroporto vedo il cartello della ditta Bonatti su n cancello sorvegliato dalla secutirty. Non porta fortuna, per fortuna sto tornando.
Al decollo la poca civiltà si dilegua rapidamente in un mare di sabbia e pozzi petroliferi. Voliamo verso Nord. Algeri, poi Roma ed infine Milano. Verso casa, verso la vita l’amore.
Sempre di più sono un uomo con la valigia. Rimbalzo di aeroporto in aeroporto, troppo veloce per farmi sorprendere da qualche attentato. Timbri sul passaporto, bandierine sulla mappa del mio mondo.
Sono stanco. Ma non cambia nulla. Posso solo andare avanti, consumandomi un poco ad ogni nuovo fuso orario che attraverso, ma andando comunque avanti.

(Aprile 2016)