Frammenti di Ombra 4.

sandman by gerald ohsborges
[Immagine: Sandman by Gerald Ohsborges]

Jack è morto. A volte, sempre più di rado, vedo un suo riflesso in uno specchio appannato, ma subito trascolora perdendo i contorni ed i colori per rimandarmi due occhi vacui che ormai ben conosco. Jack non è morto, solo si nasconde ritraendosi da una dimensione che non è più sua. Jack è vivo, eppure disdegna la nebbia di cui ora mi avvolgo questi alibi meschini per mettere un giorno dietro all’altro. Jack sanguina, copioso a fiotti si risversa il sangue dalle ferite ogni volta che il cuore ha un sussulto. Sono squarci nel petto profondi, oscuri come abissi, del colore del sole quando di sbieco taglia l’orizzonte, del colore degli scoppi nel cielo che marcarono la fine. Jack! La stella bianca e la stella rossa incrociarsi di strade e di destini. Guardo nel fondo di un bicchiere svuotato e non so se è l’effetto dell’alcool o se è il suo occhio che sogghigna e mi si rivolge beffardo. Jack! Il fuoco e la rabbia, il dolore e l’ala nera di un mondo che si svuota per riempirsi di dolore che corrode. Jack si levava un tempo ergendosi al di sopra del comune pensiero al di là di ciò che è e che non è. Rammento come danzava tra la pioggia, evitando una ad una le gocce, senza mai bagnarsi. Jack! Memoria di un tempo che fu. Ora la pioggia è un vago ricordo. A volte vedo le sue orme vaghe a ricalcare le mie. Ma è solo uno sguardo fugace e allucinato.

Frammenti di Ombra 3.

balck rain
[Immagine Deviantart – fabriziotedde]

Un sonno straziato da incubi. Reminiscenze. Dio! Ma che freddo fa?! E questa pioggia poi oggi scende a vento, folate dal cielo di piombo sbattono sulla mia faccia e graffiano la mia anima. Mi trascino come un cane fradicio senza casa. Vago inutile su questo marciapiede e il neon dall’altra parte della strada continua a tentarmi, a farmi l’occhiolino. Sì lo so che non c’è paradiso, tutto è solo finzione ed allora perchè resistere? Entrare al There’s No Heaven, lasciarmi sedurre dalle luci dalla musica dall’aria calda e viziata. L’odore degli intrugli alcolici che Sam serve al banco, la cacofonia della musica che rimbomba fin dentro al mio essere portandomi in stadi allucinati, la ragazze seminude che ballano sul palco e sui tavolini. Già … Entro, lascio che i miei piedi seguano il loro cammino … il caos mi accoglie nel suo inebriante abbraccio … eppure anche ora che le donne di Sibahr’th sfoderano i loro artigli e le loro arti per ammaliarmi … ecco il Nulla. Il vuoto mi è intorno, mi guardo e da fuori percepisco il mio io, sento il freddo che mi separa dalla vita, cristalli di ghiaccio e fuoco che non voglio e non so infrangere. Mille e mille specchi che rimandano sempre l’immagine onirica che coltivo ancora in me … per me. Non esiste il paradiso e queste stelle fasulle fan corona ad una luna di latta mentre un divanetto consunto ingoia il mio corpo e la mia coscenza.
Mi sveglio. Affannato. Sudato. Mi manca il respiro. La vita rivela la sua forma e la sua essenza vista solo in lontananza: il vuoto e l’assurdità si palesano in questa polvere acida che ricopre tutto. Sono ancora vivo. Mi alzo e cammino. Un giorno giungerò al termine di questo sentiero.

Martha Medeiros – Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.