Rimorso

Ancora qualcuno, pochi, si rammentano di me, di ciò che fui. E con il ricordo un piccolo segno lasciano per me passando. Sono grato di questo, è il poco che mi rimane. Ma nel mio cuore nessuna croce manca. Non ho ragione di rimpiangere il mio io passato, solo a volte mi sorge il rimorso di tutto ciò che per pigrizia o per rettitudine non colsi, pur avendone l’occasione.

Sogno

Darkness my old friend. Pioggia che lavi il mondo e i suoi peccati. La notte ed un vecchio lampione getta la sua luce sul selciato umido e sporco,

Non ho mai imparato a non sognare, per questo odio il sogno: sono io il padrone del mio mondo, sono tutto ciò a cui non so rinunciare, la strada sbagliata appena svoltato l’angolo

Nulla

Questo è. Siamo solo la tangente dei nostri sogni, la derivata di un ricordo ci rende presenti per il breve attimo di un respiro. Se fondassimo le nostre certezze sul presente, presto dileguerebbero e noi stessi saremmo solo polvere. O forse lo siamo e ci illudiamo di un più alto destino. 

Ogni tanto rubo ancora un raggio a Sorella Luna ed illumino un angolo di questa mia vita. Alla sua luce mi sento ancora vivo. Con ombre argentate disegno fantasie con parvenza di realtà.

Ho passato un’intera esistenza camminando su cocci di vetro che fanno da specchio alla realtà come un caleodoscopio irriverente. I piedi dolenti mi han portato sin qui ed ora taccio. Giungemmo: è il Fine. O sacro Araldo, squilla! … era miglior pensiero ristare, non guardare oltre, sognare: il sogno è l’infinita ombra del Vero. Non dispiego più le mie ali nell’oscurità fraterna della notte, ho dismesso la caccia, quando sentivo l’ansimare della preda ed il palpitare ardente del suo cuore. Ma nulla muore finchè il ricordo si mantiene saldo. E se si muore davvero solo quando l’ultimo ricordo di noi svanisce .. .allora io ben presto morirò. Ma con i miei artigli ora mi tengo aggrappato a questo scampolo di illusione e, come bestia famelica, con i denti ne strappo brandelli di carne e mai son sazio.

Luna

Mi rendo conto di aver speso una vita rubando la notte fragili raggi di luce a sorella Luna. Per illuminare un sogno o un’idea, più stesso un’illusione. E quando il Sole sorge, demone di verità, il palcoscenico della notte, dove io cavaliere oscuro mi fingo, mestamente dilegua.
Eppure, non sazio e mai vinto, continuo a radunare le morte foglie in mucchi che il più piccolo refolo di vento potrà disperdere.
Questo è ciò che sembra, ma l’essenza è  molto più profonda, più bello è battersi quando è invano. Io so che alfine sarò disfatto. Ma c’è una cosa ch’io porto meco, senza piega né macchia, a Dio, vostro malgrado… il mio Pennacchio.

DUM VIVIMUS, VIVAMUS!