Luna

Mi rendo conto di aver speso una vita rubando la notte fragili raggi di luce a sorella Luna. Per illuminare un sogno o un’idea, più stesso un’illusione. E quando il Sole sorge, demone di verità, il palcoscenico della notte, dove io cavaliere oscuro mi fingo, mestamente dilegua.
Eppure, non sazio e mai vinto, continuo a radunare le morte foglie in mucchi che il più piccolo refolo di vento potrà disperdere.
Questo è ciò che sembra, ma l’essenza è  molto più profonda, più bello è battersi quando è invano. Io so che alfine sarò disfatto. Ma c’è una cosa ch’io porto meco, senza piega né macchia, a Dio, vostro malgrado… il mio Pennacchio.

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